“Ma la plastica? Perché è ancora lì? Lo sapevi che era da portare fuori”
“Mother, mi son dimenticato”
“Ti avevo detto di sistemare le tue scarpe, perché ricoprono ancora tutto il pavimento del terrazzo?”
“Mother, mi son dimenticato”
“Bene, andiamo che è tardi. Hai tutto, anche l’abbonamento?”
“Mother, mi son dimenticato di comprarlo”
“Pronto? Dove sei? Come al campetto? Ti avevo detto di lasciarmi le chiavi e invece sono chiusa fuori con la piccola che deve andare in bagno!”
“Mother, mi son dimenticato. Ah, oggi a scuola ho preso un richiamo perché dovevo portare la tua carta d’identità ma…”
“Ti sei dimenticato, fammi indovinare”
“Già. A proposito, dov’è la mia maglietta con la piovra? L’ho messa a lavare lunedì, subito dopo l’allenamento, quando è venuto il mio amico R”
“Non lo so, sarà da stirare? Comunque adesso devo andare al lavoro, ci vediamo più tardi”
“Come al lavoro? Ti avevo chiesto di accompagnarmi in centro che escono le carte nuove, l’ho segnato pure in agenda! Te l’ho detto l’altra sera, quando eri a letto, che fuori piovigginava, insomma il giorno che è uscito l’album nuovo del mio rapper preferito…”
Si chiama memoria selettiva.
Una patologia degenerativa che colpisce i soggetti maschi tra i quattordici e i non so quanti anni di età.
È necessaria per poter conservare solo i ricordi più significativi, non dover tenere insieme troppe informazioni ma soprattutto non portare fuori la plastica, fare meno fatica e fare uscire pazza la propria madre.
Al momento non si conoscono terapie, se escludiamo ripetuti e pedagogici calci nel sedere.