Le guerre puniche e i cartaginesi, il libro dei compiti delle vacanze di inglese ritrovato immacolato e intonso tra i quaderni da zero virgola cinque millimetri.
Il no per un piercing con conseguente disperazione, che a confronto la tragedia greca è una serata di cabaret a zelig.
Il torneo itinerante di pallavolo, l’amichevole fuori casa di pallacanestro, la dimostrazione di ginnastica in piazza.
L’arrivo per ultimi alla camminata non competitiva, che abbiamo preso alla lettera.
I muscoli doloranti per il troppo sport, il silenzio che cala presto, la sera, dopo una giornata cominciata al buio, la piccola che pretende il piumone perché quando comincia la scuola finisce l’estate e scende il freddo nell’anima.
Una nuova serie che cattura il tempo libero, l’ultima cena alla sagra e il ventiduesimo peluche vinto alla pesca.
Una rinuncia e una conquista, l’ascolto attento di un bisogno, il pomeriggio della domenica al cinema.
Due sorelle che cantano a squarciagola mentre sparecchiano la tavola, un primogenito che appoggia la sua testa alla mia spalla, sul divano rosso mentre vediamo un film.
Le liste e l’organizzazione, che oggi scrivo e domani cancello, con l’illusione di controllare il caos dentro e fuori.
Qui si impara a ricominciare, lentamente.