La sveglia suona presto, col rumore delle gocce sul vetro della finestra.
Il cielo è minaccioso e tira un vento freddo, ma visto che non siamo qui per fare i balli di gruppo ci copriamo come possiamo e ci rimettiamo in marcia.
Siamo sempre intorno al lago dei moscerini killer, e decidiamo di esplorare la zona di Dimmuborgir, dove le formazioni laviche hanno dato vita a un bizzarro paesaggio, dove sculture con sembianze umane si alternano ad archi.
Una si innalza come una chiesa gotica.
La pioggia ha smesso di cadere, anche se il cielo è ancora cupo.
Riusciamo così a visitare un luogo di culto per gli appassionati del genere, la grotta dove due protagonisti della saga del Trono di spade hanno consumato un focoso amplesso, nell’ultima stagione.
Ci aspettano centocinquanta chilometri per arrivare a Seydisfordjur, ridente cittadina che si sviluppa proprio davanti a un fiordo.
Cittadina è una parola grossa, considerato che ci abitano seicento persone. Ci sono tre bar, una farmacia, la chiesa e un mini market dove il mio fidanzato fa scorta di Appolo, una specie di grossa caramella col contorno di liquirizia e l’interno Dio solo sa di cosa.
L’ostello è una vecchia abitazione rossa dalle finestre bianche. Mi sento come a casa, forse perché tutto il mobilio è firmato Ikea.
La sera l’attività più gettonata è passeggiare fino al grande traghetto, che ogni mercoledì salpa alla volta della Danimarca.
Trascorriamo così la nostra trasgressiva serata, sempre con un occhio al cielo, che purtroppo stasera non regala nulla.
E domani via, cinquecento chilometri verso l’Islanda sud orientale.