La luna rossa, che appare e scompare in una sera d’estate, da ammirare seduti sui gradini della corte, insieme ai tuoi vicini e amici, o amici e vicini che dir si voglia e una bottiglia di limoncello che finisce prima dell’eclissi.
L’attesa di un rientro, anzi due, i preparativi di una partenza, ché qualcuno in famiglia è sempre in movimento.
La colazione in un McDonald deserto, mentre se ne vanno quelli del turno di notte.
La voglia di rivedere le fanciulle di casa, osservarne i cambiamenti, scovarne le differenze come nei giochi della settimana enigmistica.
Una chiacchierata al lavoro, con una donna dagli occhi celesti tanto minuta quanto determinata, sulla fatica e la meraviglia dell’essere genitori, del saper acciuffare al volo le cose belle che la vita ci offre, del sentirsi troppo responsabili o troppo poco meritevoli.
Le lacrime inaspettate di una emozione profonda.
Accarezzare un sogno e un passaporto che ci porterà lontano, presto.
Vivere la nostalgia come un accessorio del sentimento, la mancanza come un altro tipo di presenza.
La felicità che si posa lieve e silenziosa, come una mano sulla spalla o una piuma dal cielo.
Perché a volte ci si sente vivi in un colpo di tosse, con un morso a un pancake al cioccolato, nell’aria fresca di un mattino che prelude una giornata rovente.
Nell’indugiare in un profumo che evoca memorie, ancorare pensieri in parole, riempirsi la pancia di una canzone.
Perché la pazienza vince sul tempo, e l’estate porta colore e cambiamento.