Due notti e mezzo, quattro tra pranzi e cene, tre lavatrici e un metro cubo di panni da stirare, un numero tendente a infinito di parole.
Questa in cifre la permanenza a casa della piccola, che nel buio e l’umidità delle quattro del mattino è ri-partita per il campo estivo di ginnastica artistica.
Giù da un pullman e sopra un pulmino, nello spazio di un mattino.
Ad accompagnare la truppa di ragazzine col body la loro eroica insegnante, che per una settimana farà da maestra di ginnastica, madre sostitutiva, guida spirituale e cane da pastore per non perdere nessuna delle fanciulle che le sono state affidate.
Immagino che tenga il mantello da supereroe nel borsone della società, altrimenti non si spiega.
La mezzana nel mentre pascola serena nel secondo turno di campeggio, quello dei preadolescenti. Un girone infernale di montagna, per intenderci. Nelle foto che ogni tanto appaiono sul gruppo lei non si vede mai, quindi delle due l’una: o si è fermata all’autogrill giu a valle o resta in tenda nascosta per evitare le camminate.
E se la matematica non è un’opinione, sottraendo due sorelle il primogenito trascorrerà una settimana di solitudine, come se fosse figlio unico, che in termini di felicità è l’equivalente di un tredici al totocalcio o tre simboli uguali al gratta e vinci “turista per sempre”.
Io, tra una valigia, una lavatrice, una partenza e un arrivo un po’ mi intristisco e un po’ mi esalto, ritrovo libertà e perdo tempo, aspetto in silenzio notizie dai gruppi whatsapp.
Un po’ mi mancano e un po’ le invidio, le mie fanciulle, vagabonde e felici.