Le foto arrivano quotidianamente sul gruppo “Primo turno campeggio” da parte dei generosi responsabili.
Ogni mattina e ogni sera è tutto un ingrandire immagini alla ricerca del musetto della piccola, nascosta tra altri sessanta bambini e bambine.
Nelle rare istantanee in cui compare, ha spesso un’espressione furibonda, i pantaloncini alti in vita, la maglietta bianca con cui è partita quattro giorni fa e il cappello con visiera al contrario. Praticamente Fantozzi nella partita scapoli e ammogliati.
I fratelli grandi, in assenza della sorella minore, danno libero sfogo ad adolescenza e preadolescenza, in un crescendo di musica trapper, uscite serali e negoziazioni da nazioni unite per spuntare un quarto d’ora in più, guadagnandone uno in meno.
A tavola si trattano argomenti adulti, come la situazione politica del nostro paese, la crisi globale, l’ecologia e la venuta in città dell’ennesimo rapper.
Con una figlia in meno a cui badare io stessa allento le maglie della routine famigliare, dimentico il giorno della gita al mare con l’oratorio e alla mattina all’alba mi tocca mettere insieme al volo costumi, asciugamani e quattro soldi perché del pranzo al sacco in casa c’è solo il sacco.
Il gatto aspetta immobile e muto davanti alla ciotola -vuota- dei croccantini, di norma rifornita dalla piccola.
Nessuno mi sveglia il mattino chiedendomi il numero di gocciole da mettere nel latte e stringendomi forte perché “con gli abbracci ci si sveglia meglio”.
Ci sono piccole mancanze.
E poi c’è la mancanza della piccola.