“Mami, il giorno più bello della mia vita. E guarda che io di giorni belli me ne intendo, eh? Io e te tutto il tempo senza fratelli. La Betta che insegna ginnastica e sai che ho imparato la verticale al muro senza materasso? Poi le mie amiche. Il Forum di Assago!! È grandissimo è pieno di gente sembra il concerto di Jovanotti anche se non sono venuta ma tu mi hai detto che era strapieno. La ginnastica! Gli attrezzi, hai visto quanti? Le parallele asimmetriche hai visto come sono alte? E gli anelli, il cavallo, la trave. E poi le ginnaste famose, i body che brillano, i salti! Hai visto che cadono anche loro che sembrano perfette? Scivolano dalla trave e inciampano nel corpo libero e mancano l’ostaggio e vanno giù come me, di faccia.
E poi Carlotta e Vanessa, ho preso la foto con l’autografo anche se ho dovuto combattere per averle. E gli autografi e le foto insieme! Ti rendi conto?”
Otto ore in un palazzetto vociante, tra musica e applausi.
Un pranzo con focaccia al prosciutto al costo di un filetto al pepe verde, le risse dei peggiori bar di Caracas per una foto, gli autografi sul libro che sto leggendo perché ci siamo dimenticate i fogli, le code per fare la pipì e bere il caffè, anche se è finito il latte. Gli ostaggi che non siamo noi ma scopro essere le sbarre delle parallele.
E poi il suo sguardo, rivolto alle ginnaste e ai suoi sogni.
Gli inglesi lo chiamano point of view, qui si chiama cuore di mamma.