Cambia la temperatura fuori e quella emotiva dentro, col caldo che scioglie nodi come ghiacciai.
E allora via libera ai pantaloncini alle sette della mattina, anche se devi portare una cartella pesante sulle spalle.
All’arrivo delle maniche corte e l’addio alla canottiera, anche se a metterla è solo la piccola, perché anni fa la sua maestra del cuore le disse che bisognava assolutamente portarla e lei è così, obbediente con gli altri.
Via libera alle lotte per una doccia e un deodorante, ai palloni in cortile e sul terrazzo, ché come le posate a una cena importante ce n’è uno per ogni tipo, uno da pallavolo, uno da calcio, da basket, da muretto.
Ai campanelli che suonano per chiedere di scendere o di salire, di stare insieme per la merenda, un nascondino o una palla prigioniera.
Alla musica che esce da un cellulare appoggiato ai garage mentre quattro fanciulle provano le coreografie da villaggio vacanze, alla signora che tra poco uscirà per lamentarsene.
Via libera alla luce accecante che smaschera la polvere sulle mensole e le magagne sulle cosce.
Al calore che ti investe quando entri nella macchina parcheggiata al sole e tu non sei pronta perché fino all’altro ieri ti infagottavi in sciarpe e giacconi.
Alla faccia pallida che vorrebbe prendere un po’ di colore, agli starnuti per i pollini e agli occhi che lacrimano.
All’insana voglia di giardinaggio, ché col tuo pollice mortifero puoi giusto scrivere messaggi su whatsapp, altro che coltivare.
E quando arriva la sera, l’aria è tiepida e c’è ancora luce, lasci spazio agli interrogativi nella tua mente, che si facciano strada e scivolino tra le maglie più larghe e meno rigorose della quotidianità.
Ma le scarpe leggere, dove le avrò messe?