Nessuna partita di pallavolo, nemmeno il derby di pallacanestro, neanche il torneo da arbitrare o una gara di ginnastica. Niente lavoro.
Pochi compiti, un po’ di neve e poi la pioggia.
Una giornata intera senza la piccola, che con lo zainetto rifornito di panini, succo di frutta e l’entusiasmo della gioventù si è imbarcata sul treno in compagnia delle sue amiche e di alcuni eroici genitori, alla volta del capoluogo lombardo, per l’annuale gita del catechismo.
Un pomeriggio dedicato allo shopping compulsivo con la mezzana, che ha acquistato il suo primo fondotinta, così posso smettere di far finta che non usi il mio e ammettere serenamente che la mia figlia di mezzo sta crescendo ed è una cosa bella e naturale. Il mal di testa che si è impossessato di me in profumeria di certo non aveva nulla a che vedere con questo.
Il grande vagabondo tra la nostra casa e quella degli amici, che traccheggiano con noncuranza da un divano all’altro, cellulari alla mano e cuffiette nelle orecchie.
Una domenica pigra col sole e il pigiama fino a tardi, lusso prezioso e raro in questa famiglia.
La piccola che chiede una scheda per votare, perché “io lui lo conosco, è gentile” detto a una faccia nota su un manifesto.
Un pomeriggio lento dentro un cinema caldo, nella storia di amicizia tra un bambino e il suo cane, le lacrime e l’immedesimazione dell’ultima di casa.
La lentezza fa bene, di tanto in tanto.