In principio accorrevo fulminea, lasciando qualunque cosa stessi facendo, dal risotto che attaccava sul fondo della pentola al gatto a bocca aperta davanti alla bustina chiusa di pappa.
Quando dalla stanza del primogenito proveniva un’esclamazione acuta seguita da un ‘non ci posso credere’ carico di pathos e strilli che non si capiva fossero di tripudio o disperazione, mi precipitavo a scoprire la causa di tanto sconvolgimento per sentirmi dire ‘ommioddio è uscita la nuova canzone di Sfera, figo”
Col tempo ho imparato a distinguere intonazione, intensità e decibel e ho continuato a girare il cucchiaino nella tazza del tè senza scompormi.
Se in passato intervenivo al primo sentire di litigio tra i fratelli, mediando e facendo pacatamente ascoltare l’uno le ragioni dell’altro, oggi attendo che scorra il sangue prima di interromperli, mentre piego serafica la biancheria pulita.
Mi basta uno sguardo per capire se la piccola sta correndo troppo veloce con lo zaino sulle spalle e rischia di inciampare.
È sufficiente annusare l’aria in casa al rientro del lavoro per capire se la mezzana s’è fatta due uova strapazzate per merenda, la piccola ha mischiato colla e detersivo per i suoi esperimenti e il grande non ha svuotato il borsone dell’allenamento.
Riconosco l’arrivo di un’influenza da un colpo di tosse qualunque e quello dei pidocchi da una grattata distratta alla testa.
Mi accorgo del loro umore da come appoggiano la cartella per terra dopo la scuola, da un tono di voce appena diverso dal solito, dalla musica che ascoltano -a parte il primogenito, lui ascolta solo porcherie- dai libri che leggono -a parte la mezzana, che legge solo chat su whatsapp- dal silenzio della piccola, lei che zitta non sta mai.
Francamente mi sorprende che la Marvel non mi abbia ancora proposto il ruolo di super eroe.