Sono una buona madre, a volte.
E una cattiva, altre.
Sono una buona madre quando leggo, invento, racconto le storie, quando nutro la loro fantasia e lascio libera la mia.
Sono una cattiva madre quando le urla prendono il posto delle parole, quando a parlare è la mia rabbia invece che il mio cuore.
Sono una buona madre quando coltivo la mia solitudine e trovo il tempo per la mia felicità.
Sono una cattiva madre quando al Mc Donald prendo l’insalata ma rubo le loro patatine, e mi offendo se non me le danno.
Sono una buona madre quando cucino cibi sani, equilibrati e gustosi, ma anche quando porto in tavola bastoncini e patatine, ché a volte l’importante è sapere che c’è un piatto pronto ad aspettarci.
Sono una cattiva madre quando proietto la mia fatica, mi arrabbio con loro mentre sono arrabbiata con me stessa, e non gli spiego la differenza.
Sono una buona madre quando rinuncio. A volerli diversi da come sono, a realizzare quello che non è riuscito a me.
Sono una cattiva madre quando mi lascio guidare dal senso di colpa, dall’affanno e dalla fretta, quando sento senza ascoltare, quando vorrei essere altrove.
Sono una buona madre quando perdono il mio passato, per non condizionare il presente e ipotecare il futuro.
Sono una cattiva madre quando il mattino si svegliano e io vorrei più tempo e meno fatica.
Sono una buona madre quando dormono e faccio buoni propositi per l’indomani.
Sono una cattiva madre quando dico sì, per sfinimento e stanchezza.
Sono una buona madre quando dico no. Alle mie paure di lasciarli andare, scoprire e sbagliare.
Sono una persona sufficientemente equilibrata quando tengo insieme il buono e il cattivo, quando mi prendo sia il bianco che il nero, e mi ricordo che in quella infinita varietà di sfumature ci sono io, una madre coi capelli rossi.