Gli occhi si sono aperti ogni mattina alle sei, un minuto prima che trillasse la sveglia.
Il pullman è stato preso in orario, inizialmente solo all’andata e poi anche al ritorno.
Tutti i pomeriggi siamo passati in cartoleria, per un quaderno, un cartoncino, un compasso, una matita.
Ho ricominciato a bere il tè al bergamotto di pomeriggio, ascoltando con piacere il tepore che passa dalla tazza alle mani.
Sui letti sono ricomparsi i piumini, solo per le femmine di casa, ché il maschio è un vero uomo ed esce ancora con i calzoni corti.
Il grosso nodo al centro del nuovo lavoro sembra cominciare a sciogliersi, anche se ogni tanto trovo dei fili che non so bene dove mettere.
Sono ricomparse sul terrazzo le borse di pallavolo, pallacanestro e ginnastica, insieme all’odore che purtroppo le accompagna.
Ogni tanto, al pomeriggio, qualcuno ha studiato.
Ogni giorno, al pomeriggio, la piccola ha colorato copertine.
Sono arrivati i primi avvisi e inviti a feste di compleanno.
Per ora niente pidocchi.
I gatti sono restati in casa di notte, tolta qualche scorribanda del piccolo alla confusa ricerca di una fidanzata.
Ho tirato fuori le mie sciarpe preferite.
C’è una lista lunghissima di cose da fare, scritte su post it che si allungano a creare un enorme serpente di impegni, doveri e necessità.
La prima settimana di scuola è passata, e siamo ancora qui.