A settembre vorrei i capelli castani, un quaderno nuovo, un profumo diverso.
Vorrei riavvolgere il tempo, la sciarpa preferita al collo, il video delle vacanze dall’inizio.
A settembre vorrei la pace interiore e la saggezza, mentre mi affanno per ristabilire l’ordine perduto, per scoprire che il gioco di equilibri è da cominciare daccapo.
Vorrei la capacità strategica di un generale, che con metodo e tattica mi traghetti verso ottobre, dove le novità saranno consolidate abitudini.
A settembre vorrei un cane, l’armadio in ordine e i vetri puliti.
Vorrei l’agenda dell’anno nuovo con una pagina per giorno, mantenere le promesse dell’estate, mangiare l’ultima fetta di anguria.
A settembre vorrei camminare lenta, invece di correre veloce.
Vorrei rivedere delle persone e dimenticarne altre.
A settembre vorrei perdermi in un libro, scrivere una storia, conoscere parole nuove.
Vorrei entusiasmo, possibilità e speranza.
E invece ho la sinusite addosso, l’antibiotico in borsa e le occhiaie sul viso.
I compiti delle vacanze che nessuno vuol finire, i costumi da bagno nel cassetto delle mutande, i libri di scuola da ritirare e le matite colorate da comprare.
La narcolessia strisciante, neanche arrivassi da sei mesi di miniera anziché da quindici giorni di vacanza.
Oltre a quelli dei quaderni, abbiamo ampi margini di miglioramento.