“Non mi sento le gambe, tremo”
“So che a uno di terza b ha chiesto una cosa che non c’entrava niente”
“Ma ti chiedono l’argomento a piacere?”
“Se non me lo chiedono sono morta”
“Oddio, ho i brividi di freddo. Sarà normale?”
“Vieni, tocca a te”
Sono tutti insieme, coi pantaloncini corti, in piedi fuori dalla scuola che è stata la loro casa per tre anni.
Qualcuno è più elegante, con la polo al posto della maglietta. Sono gli esaminandi di oggi.
Sono venuti a chiamarti e sei entrato anche tu.
Ti sei accomodato timoroso davanti ai professori, seduti a u tutto intorno a te.
Alle tue spalle, un silenzioso tifo di amici e parenti.
La tua voce è uscita bassa e tremante, proprio come la mia ogni volta che devo esporre in pubblico, col cuore che batte tanto forte da sentirlo pure nella pancia.
Hai parlato piano, cercando nella memoria quelle frasi tante volte ripetute al tavolo della cucina.
Io le sapevo tutte.
Qualcuna è uscita, qualcun’altra no.
Quando ti hanno detto che potevi andare li hai guardati per un attimo, come se non credessi che era per davvero tutto finito.
E invece è finita, mio grande primogenito.
Adesso comincia l’estate, adesso comincia la vita.