È la doccia spontanea, col bagnoschiuma al muschio bianco che sa di Arbre Magique.
È lo shampoo tre volte la settimana.
È il nero messo da parte in favore di colore, sfumature e marche.
È il taglio corto dietro col ciuffo davanti, appoggiato su un occhio che c’è troppa luce fuori.
È la pasta al pesto cucinata a casa con gli amici, che la mamma non c’è e sei abituato a mangiare quella e sai che buona fatta da soli.
È la porta chiusa, le conversazioni sommesse, il ridacchiare perpetuo. È la scalatura dei capelli, i pantaloncini che per me sono troppo corti e per lei troppo larghi.
È lo sguardo che si sofferma più del dovuto allo specchio, l’ultima pettinata prima di uscire.
È il suo telefono che squilla a vuoto quando la cerchi, è il tuo telefono che squilla incessante quando ha bisogno di qualcosa.
È il primo campeggio da sola, dieci giorni senza la sua mamma, o forse è la sua mamma che sta dieci giorni senza di lei.
È la ricerca sugli oceani, i vulcani, i dinosauri, i buchi neri e l’universo, perché nel mondo c’è tanto da scoprire e la mamma non sa tutto, prima credevo di sì.
È l’autonomia capricciosa e improvvisa, un’onda anomala che arriva veloce e tutto sommerge, che se non sai nuotare devi comunque stare a galla e prendere fiato.
Sarà una lunga estate.