Sul lettone, mattino presto.Io, ancora in pigiama.
Trucchi sparsi intorno, spalmo grandi manate di crema colorata sul viso, cercando di sembrare meno Morticia e più Beyoncè.
Lei è di traverso, sdraiata a pancia in sotto e sedere in su. Il cappellino dell’oratorio con la visiera all’indietro, gli occhi assorti sul giornalino che tiene fra le mani.
Ad alta voce legge la sua pagina preferita “trovatelli in cerca di cuccia, pappa e amore” nel tentativo vano di intenerirmi e farmi adottare un cucciolo.
“Alma, sette mesi, Roma, sguardo spaesato del cane che vive tra il duro cemento del box, abbiamo letto negli occhi la sua tristezza: mami, guarda che tenera!”
“No”
“Mary, due anni, Como. Sogna bambini che la portino a casa per poi fare giochi e corse tutti insieme. Mam…”
“No”
“Allora Marek, cinque anni, Urbino, castr…castrato. Cosa vuol dire castrato?”
Mascara in un occhio.
“Ahia! Ehm…dunque…è un’operazione che si fa ai maschi per…per non fare più i cuccioli, ecco”
“Ah. Capisco. Mio fratello è castrato?”
Qualcuno mi aiuti.