Cristina si alza come ogni mattina, presto. Tutti dormono e lei, che la sera prima si è preparata i vestiti sulla sedia, si sposta silenziosamente in bagno. Non vuole che i suoi movimenti sveglino qualcuno, per preservare uno spazio vuoto di tutti prima che la giornata cominci. Si accorge di aver dimenticato le calze. Ricontrolla, è sicura di averle prese, erano quelle nere appena comprate. Non le trova. Rifà la strada al contrario, dal bagno alla stanza, magari sono cadute. Niente. Sembra che le calze siano scomparse. Arresa, torna in camera a prenderne un altro paio, si sta facendo tardi. Apre il cassetto che cigola sempre un po’, la luce spenta, a tentoni trova quello che cerca. Si siede per metterle, il cane accanto che dorme ancora. E si accorge di avere già indosso le calze nere scomparse.
Sandra esce dal lavoro con un po’ di ritardo, una telefonata l’ha trattenuta anche se ha cercato in ogni modo di concluderla in fretta. Al mercoledì c’è mercato e sa che ci vorrà un po’ di più per arrivare a scuola. Sale in macchina di corsa lanciando sul sedile accanto borsa e giacca, perché a metà giornata fa già un gran caldo. Accende la macchina e la spia arancione le ricorda di essere in riserva già dalla mattina, quando si è fermata fuori da scuola perché la maestra di Giulio voleva parlarle del comportamento di suo figlio. Calcola che se corre un po’ dovrebbe riuscire a fare rifornimento sulla strada del ritorno. Arriva dal benzinaio con un sospiro di sollievo per non essere rimasta a piedi, consegna le chiavi e intanto risponde a una mail di lavoro col cellulare. L’anziano benzinaio le riconsegna le chiavi con un sorriso, lei ricambia distratta, sorride e parte diretta verso la scuola. Senza pagare il pieno di benzina.
L’arrosto è stato scongelato la sera, prima di andare a dormire. Raffaella aveva calcolato che ci sarebbe voluta tutta la notte. La mattina accende il forno mentre beve il primo caffè della giornata, e mette la carne alla giusta temperatura. Sveglia la figlia e la porta all’asilo. Prima di tornare a casa -e all’arrosto- passa dal supermercato per prendere il succo di frutta terminato a colazione. Mentre paga alla cassa fai da te, tenendo in equilibrio bottiglie e tessera fedeltà risponde alla chiamata della scuola materna, che le chiede di andare a prendere la sua bambina ricoperta di puntini rossi. Raffaella recupera la piccola puntinata e si dirige dal pediatra per avere la conferma che l’epidemia di varicella non ha risparmiato la sua bambina. Torna a casa con la figlia in braccio e il talco mentolato in borsa. Ad accoglierla la luce rossa del forno e un arrosto tramutato in cenere.
Lapsus, dimenticanze, vuoti. Memoria insufficiente, spazio esaurito, connessione assente. È il temuto e quanto mai diffuso overbooking materno.