È la domanda delle domande, il quesito per eccellenza, l’amletico dubbio dei genitori dei ragazzi e ragazze in terza media. Ci osserviamo di sottecchi, muovendoci circospetti, e quando siamo a una distanza accettabile sottovoce lo diciamo. Sussurrandolo, quasi. A labbra strette e occhi bassi. La domanda è la stessa per tutti, fuori da scuola, tra le corsie del supermercato, nelle chat di WhatsApp.
“Ma il tuo/a, ha scelto?”
Dove il soggetto sottinteso non è il figliolo ma la temutissima scuola superiore. Con un’offerta formativa tanto ricca da disorientare più che orientare, in una giungla di proposte che in confronto ordinare un caffè macchiato freddo in tazza grande con un po’ di schiuma e una spruzzata di cannella pare semplice. Ci sono i licei, e sono sei. Gli istituti tecnici, suddivisi in due settori con undici indirizzi diversi. Gli istituti professionali, due settori e sei indirizzi. E così ascolti confusa e un po’ intimidita la mamma di Giancarlo affermare fiera di averlo iscritto all’istituto tecnico aziendale a indirizzo turistico con specializzazione in manutenzione e assistenza.
Origli mentre la mamma di Maria Paola racconta sorridente di averla iscritta al Liceo delle scienze umane perché all’università sceglierà psicologia, la specialistica in criminologia e poi andrà in tivù a commentare gli omicidi.
Barcolli quando senti il padre di Tommaso dichiarare senza mezzi termini che non esiste altra scuola oltre il liceo scientifico, e non offendiamo con l’indirizzo delle scienze applicate che l’unico vero liceo ti insegna il latino, anche se
qui pro quo è probabilmente l’unica locuzione latina che conosce.
E poi ci sono io. La mamma educatrice, pedagogista, esperta nei processi di crescita.
Quella aperta e tollerante, pronta a lanciare i figli come frecce nel mondo, come diceva il buon Gibran. Già. Tutto vero finché il tuo primogenito decide di fare qualcosa di diverso da quello che nella tua sciocca supponenza pensavi fosse il meglio per lui. E allora ciao ciao alla pedagogia, alle aperture e pure a Gibran, ti scopri con sgomento piccola e limitata. Scopri che la tua tolleranza finisce dove comincia la sua opinione, che la libertà è un’arma a doppio taglio e tu non hai abbastanza cerotti. Abbiamo ancora un po’ di tempo, tuttavia. Lui per pensare e scegliere. Io per lasciare che lui scelga.