Accadono dei fenomeni strani di recente, a casa mia. Nulla di paranormale, per carità. Nessun oggetto si sposta misteriosamente, semmai panni e scarpe giacciono scomposti sul pavimento, come nella scena di un crimine, abbandonati dal figlio di turno che non ha avuto tempo, cuore ed energie di riporli nell’armadio. Nulla prende vita, anche se la borsa del basket dopo qualche giorno emana un afrore simile a quello del sottobosco in autunno dopo ripetute piogge e fa sospettare la presenza di carcasse di animali decomposti al suo interno. Nulla scompare senza lasciare traccia, se escludiamo i calzini in lavatrice ma il calzino scomparso è patrimonio dell’umanità quindi non mi preoccupo. Lo strano fenomeno, che da qualche mese a questa parte mi toglie sonno e serenità, è l’apparizione. Tra il cesto dei panni sporchi e la lavatrice, con una certa regolarità, fanno la loro comparsa capi di abbigliamento e biancheria mai visti. Che non ci appartengono. Mai stati acquistati. Capita di stendere calzettoni numero quarantasei accanto al body di ginnastica taglia quattro anni, mutande da gigante e divise col numero sbagliato, felpe troppo piccole e pantaloni troppo grandi. Insomma, una forma di baratto moderno, lo scambio di vestiti nello spogliatoio. Un sistema equo e solidale per fare in modo che nulla vada sprecato. Uno scambio circolare che consente a tutti di variare senza grosse spese il proprio guardaroba. Il guaio è che spesso i legittimi proprietari non vengono ritrovati, dando vita a estenuanti ricerche sui gruppi whatsapp “Gianfranco ha lasciato la sua canotta in palestra. Qualcuno l’ha trovata?” “Quello stordito di mio figlio è tornato senza giacca anche se fuori ci sono meno undici gradi e piovono ghiaccioli: qualcuno può guardare nello spogliatoio mentre io lo prendo a mazzate?” “Mia figlia non trova più le ginocchiere nuove, non è che per caso qualcuno le ha nel borsone? altrimenti le fascio le ginocchia con la carta igienica a quella sciagurata” Per non parlare della quantità di accessori perduti negli anni, con un numero di ombrelli dimenticati e mai più ritrovati da offrire un riparo a metà popolazione del Bangladesh nella stagione della pioggia. Ma io non mi arrendo e continuo a sperare. Magari nella prossima lavatrice potrei trovare un vestitino nuovo Desigual.
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