“Urca se è buio qui dentro”
“Forza, cercate!”
“Ma qui non c’è niente!”
“Ecco! Forse ho trovato qualcosa! Lo sento sotto le dita”
“Sono le mie stringhe, stupido”
“Rimarremo qui per sempre”
“Trovata la chiave! Presto presto aprite la porta”
“Ma dove siamo capitati? Io ho paura”
“Chi ha fatto questo rumore?”
Si sa, fare esperienze è la via maestra per crescere, evolvere e raggiungere consapevolezza. L’esperienza non è ciò che succede ma il senso che siamo capaci di trovare in ciò che ci accade. Questa volta però abbiamo voluto strafare, festeggiando in ritardo il tredicesimo compleanno del primogenito in una location mai provata finora. Brancolando nel buio prima, cercando di risolvere enigmi durante. Usando la logica e la fantasia, coi nervi saldi e la mente attiva. Scovando codici, tra un lucchetto e un nascondiglio segreto, tra un gioco di specchi e stanze buie. In un pomeriggio piovoso, quattro ragazzini accompagnati da una mamma hanno provato l’esperienza della Escape Room. Un gioco immersivo dove si è chiamati a indagare sui misteri della giovane Agata, giovane fanciulla scomparsa da oltre sessant’anni. Nessuno è riuscito a risolvere il mistero finale ma il divertimento non è mancato. I tredicenni hanno dimostrato capacità logiche e prontezza di riflessi decisamente migliore della mamma quarantaduenne. Ma su questo non c’era alcun mistero.