“Guarda, un orso col suo cucciolo”
“Ma no, è un daino sulla cima di una montagna”
“È il profilo di un demone, si vede benissimo. Segui il mio dito: fronte, naso adunco, bocca chiusa, mento sfuggente..”
“Ma hai visto lì? Sono almeno quattro pecorelle”
“No, è un cane da caccia con una preda in bocca”
“Io direi una donna di spalle, qui ci sono i capelli”
“Un gatto. Seduto e con la testa all’insù. Guarda le orecchie”
No, non siamo matti, o comunque non lo siamo per questo motivo. Nuvole, piastrelle, gocce sparse sulla doccia. Diventano draghi, automobili, panini e salamandre.
È la pareidolia, talento indiscusso della famiglia intera, orgogliosamente ereditato dalla nonna materna. Ogni occasione è buona per scovare un’immagine dentro un oggetto, anche se è per tutti diversa e si perde del gran tempo per spiegare agli altri cosa si stia vedendo. Quando erano piccoli avevo raccontato loro che fosse un potere magico tramandato di madre in figlio, uno smartphone con internet ha svelato loro la verità . E cioè che è una bizzarra attitudine, un istinto naturale. Che anche grandi geni manifestavano. Quindi problema risolto. Non siamo matti, solo geniali.