“Ah, che fatica. Mami, mi sono spellata le mani per applaudire quelli di prima elementare. D’altronde andava fatto, quei poveretti hanno bisogno di incoraggiamento visto quello che li aspetta.
Non c’era bisogno di dire alla maestra che non mi fermavo a pranzo oggi. La mensa non c’è per due settimane! A proposito, che si mangia? Dimenticavo! Devo comprare le forbici e la copertina trasparente”
“La scuola media è bellissima. Mi troverò bene, lo so. La mia classe è in fondo a un corridoio blu. Ho attaccato gli adesivi sul diario. La prof di mate ci ha fatto fare un esercizio con la battaglia navale, fighissimo. Ah, ho imparato i primi dieci numeri in tedesco! Senti un po’: eins! Zwei! Drei! Vier! Ponf!”
“Ponf?”
“Più o meno, che differenza vuoi che faccia. Comunque, per domani dobbiamo comprare un quaderno a rubrica e tre quaderni a righe”
“Mother, che stanchezza. Non puoi capire la fatica. Abbiamo fatto lezione! Il primo giorno! E poi tutti a parlare degli esami, una angoscia.. Ho bisogno di una vacanza. Ah! E non ci crederai! Il professore di inglese! Parla SOLO inglese! Come facciamo a capire quello che dice? E ho bisogno di penne blu”
“Allora, come è andata?” è una domanda che non porta risposte, ma spalanca orizzonti e abissi. Ma soprattutto le porte della cartoleria.