L’estate è quel tempo di mezzo, senza inizio né fine.
D’estate è nata mia madre, d’estate è nata mia figlia.
L’estate è la stagione che ci cambia di più, anche il colore della pelle. D’estate la musica è più alta, perché i finestrini sono abbassati. D’estate si lascia la porta aperta per fare corrente, ed è più facile sia uscire che invitare ad entrare. L’estate ci lascia scoperta la pelle e l’anima, la prima si scotta e la seconda si scalda. È il tempo del sollievo immediato, della doccia fredda per rinfrescare dal caldo, delle sorsate d’acqua fresca per dissetarsi, del dolce di un gelato per rincuorarsi.
L’estate è il tempo del sogno che diventa possibilità, del cambiamento che sembra più vicino, della solitudine in una spiaggia affollata.
L’estate è nostalgia e desiderio, quando ci manca quello che vorremmo.
L’estate è andare a letto più tardi, alzarsi più tardi ma doversi sbrigare perché finisce presto.
L’estate che fa le gambe molli ma apre le braccia per accogliere novità.
D’estate fioriscono le fresie, si colgono i mirtilli e germogliano i cambiamenti.
L’imperativo categorico è di essere felici, allora ti senti un po’ più triste, ché i brividi si sentono più con il caldo che con il freddo.
E’ il tempo che si ferma per poi scorrere più veloce, verso quell’autunno che ci regola e rasserena. Quel settembre che è come un lunedì o un primo di gennaio, che odora di colla bianca e quaderni intonsi.
Su cui scrivere storie nuove.