“Sono confusa, non so che fare”
“Ma va così male?”
“No. Si. Non so. Insomma, all’inizio era come una festa. Meraviglioso. Attento, gentile, simpatico. Quanto ridere! Avevo dimenticato che le risate fanno sentire la testa così leggera”
“Appunto. È leggera e vola via. Bisogna tenerla ben attaccata alla testa, altrimenti è un disastro”
“Ma stavo così bene. Ci ho creduto davvero, insomma, ho esperienza e pensavo che mi sarei accorta. Il mio istinto mi avrebbe aiutato”
“È invece?”
“E invece niente. Scomparso. Inghiottito nel buio. Pensa che mi sono letta tutti i necrologi, ho pensato “magari è morto”. Mi sono pure preoccupata, capisci?”
“Hai provato a chiamarlo?”
“Certo. Nulla. La voce dice che il numero non esiste più”
“Quindi è scomparso”
“Scomparso. Volato via come una risata. Solo che a me viene da piangere”
Una sdraio orizzontale, parallela al mare. Alle spalle le file ordinate di ombrelloni e lettini a grosse righe giallo e arancione, di fronte le onde. Una delle due donne seduta indossa un costume con grosse foglie di edera stampate, a rampicare dalla pancia alle esili spalle. Tra una frase e l’altra sospira mentre con la mano accarezza una messa in piega perfetta di ricci ordinati. Candidamente bianchi. La sua amica è seduta accanto, avvolta in un grande pareo colorato. Di quelli comprati sulla spiaggia dagli ambulanti, il più bello tenuto aperto da mostrare e gli altri impilati sulla spalla.
I capelli grigi e corti tenuti indietro da una fascia, il capo leggermente inclinato a osservare con tenerezza la donna al suo fianco.
A sentirle parlare potevano essere due adolescenti alle prese coi marosi di una storia d’amore. Magari a casa hanno due nipoti quindicenni che si raccontano esperienze simili.
L’amore non ha età, le sofferenze del cuore pure.