Albachiara

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L’aria pungente figlia della notte. Il cielo scuro che mostra lontani i primi bagliori. Un giorno nuovo appoggiato lì, sulla nitida linea dell’orizzonte. Arancione e rosa che stan così bene solo in un cielo d’agosto. La sabbia fredda sotto i piedi e il profumo di mare sotto il naso. Gli innamorati nei sacchi a pelo accanto agli scogli, per cogliere insieme il sorgere del sole e di nuove opportunità. E poi noi, una madre, un figlio e una canna da pesca. Felpa e sciarpona per una, infradito e canotta dei Lakers per l’altro. Il preadolescente, novello Sampei, ha affrontato baldanzoso la sua prima esperienza di pesca sportiva, e io ho finalmente capito perché nei cartoni animati la mamma del giovane pescatore di carpe giganti non s’è mai vista. È meglio aspettare a casa pelando patate per il contorno del pesce, che alzarsi a notte fonda per stare coi piedi a mollo nell’acqua ghiacciata. Nella nostra totale e assoluta ignoranza in merito, ci siamo scordati di portare una qualsivoglia esca. Ho dovuto pertanto sfoderare tutto il mio fascino per elemosinare qualche orrido verme dai pescatori di passaggio. Fascino che, alle sei di un mattino ventoso, mostra tutte le sue fragilità. Nonostante le avversità siamo comunque riusciti a montare la canna da pesca firmata Dechatlon, acquistata in un momento di debolezza per la bellezza di quattro euro e novantanove. E poi abbiamo aspettato, come ogni buon manuale consiglia. Lui in piedi, canna in mano, io seduta a gambe incrociate su uno scoglio, scomoda come non mai.
Dopo un tempo che è parso ragionevole a entrambi, ci siamo scambiati uno sguardo di intesa, di quelli che in un battito di ciglia decidono un destino. E canna in spalla ci siamo incamminati, vicini, sorridenti e a mani vuote. Un passo nella sabbia alla volta, abbiamo celebrato il battesimo della pesca con un cappuccio, un succo di frutta e due bomboloni al cioccolato al chiosco sulla spiaggia.
E per pranzo, pizza.

Informazioni su BarbaraB.

Educatrice e mamma, preparatissima sulla teoria e un po' meno efficace nella pratica. Per tentativi ed errori vado avanti, con un carico di ironia come antidoto alle quotidiane fatiche educative.
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