Le madri
“Bravo, così, sbatti i piedini a mamma”
“Giulio! Vieni qui che ti metto la crema! Sgusci come un’anguilla”
“No, i tuffi non si può! Adesso arriva il signore che ti sgrida”
“Antonio, molla quel salvagente che non è tuo”
“Anita non sbattere i piedi che schizzi la signora col cellulare e glielo rovini come quando hai portato in doccia il telefono di papà”
“La cuffia! Bisogna mettere la cuffia. Fermo che la attacco bene dietro le orecchie”
“É ora di uscire, hai le dita cotte”
“Vieni qui a nuotare che tocchi, su!”
Bambine e bambini
“Sì ma lasciami!”
“Sguscio perché con la crema son tutto unto, no?”
“Vabbè se mi sgrida, tanto so’ abituato a scuola”
“E allora? Lo voglio io!”
“Volevo solo farmi i selfie in bagno come mia sorella!”
“No! Ti prego! Piuttosto sto fuori. Mi strappi tutti i capelli con quella cuffia che poi sembro zio Claudio che ha la piazza in testa”
“Se son cotte le pucceró nella maionese”
“Mamma, so nuot.. Glugluglu”
Io
Un pomeriggio rubato in una piscina all’aperto, tra bambini che non sono i miei e madri che potrei essere io. Che, invece, ero la signora col cellulare bagnata dalla piccola Anita.