Sto camminando sul marciapiede in una giornata di sole, mangiando una vietatissima brioches perché anche oggi l’ora di pranzo è arrivata e se ne è andata senza lasciarsi acchiappare. Tra pochi minuti dovrei essere altrove ma dubito che ce la farò. La voce arriva dall’altra parte della strada, il saluto si leva alto con un misto di stupore, felicità e incredulità. Lui, con lo zaino sulle spalle e la borsa di ginnastica mi guarda sorridendo. Lui, coi boccoli biondi e una maglietta dei Led Zeppelin. Lui, il diciottenne che qualche mese fa era rimasto folgorato dai miei capelli rossi e aveva tentato un abbordaggio all’uscita della scuola, rischiando che lo investissi, proprio nella stessa strada dove ci troviamo ora. Nessuno dei due attraversa, e il surreale dialogo si svolge come fossimo sulle sponde opposte di un fiume.
“Ma sei davvero tu! Non ci posso credere. Ti ho ritrovata!”
“Ehm..ciao, scusa ma vado di fretta”
“Aspetta aspetta per favore! Ma allora lavori qui? Che orari fai? Perché io guardavo uscendo da scuola nella speranza di vederti. Che bello! Vengo di lì e beviamo una coca cola?”
“Cosa? No, non è il caso. Vai a casa che fai tardi e tua madre si preoccupa, è meglio”
“Le mando un messaggio che arrivo dopo”
“Devo andare, sarà per un’altra volta. Ciao”
“Ma la scuola è quasi finita! Ho la maturità! Poi non ci vedremo più!”
Alla fine non ho bevuto la coca cola, sono salita in macchina salutando probabilmente per sempre il giovanotto alla disperata ricerca di una figura materna.
Speriamo che l’esame di maturità gli vada meglio.