Camminano accanto, mano nella mano. Non si capisce chi guidi e chi sia guidato. L’andatura è lenta e incerta, uno perché ha gambe corte e passi nuovi, l’altro tanti passi nelle gambe stanche. Hanno il giubbotto della stessa marca, con lo stemma sul braccio, di quelli che si vedono anche col buio. È una esplosione di colore nella corsia bianca del supermercato. Il grande guarda dritto davanti a sé, lo sguardo alla ricerca di qualcosa. Il piccolo cerca con lo sguardo il viso del grande. All’improvviso si fermano, quasi contemporaneamente, davanti all’espositore delle uova di Pasqua. Si guardano complici, e sorridono.
“Nonno, sei sicuro?”
Dice una voce sottile e nasale, come spesso hanno i bambini più piccoli in questa stagione.
“Certo che sono sicuro. Coraggio, scegli”
“Ma la nonna ha detto che dovevamo prendere solo la carne per il ragù..”
“Ragazzo, sii uomo. Scegli!”
Il bambino chiamato ragazzo che deve fare l’uomo indugia brevemente con lo sguardo sul nonno. Poi si volta deciso, lascia la mano che teneva e prende con circospezione un uovo alla volta, osservando l’incarto, l’immagine della sorpresa, scuotendoli leggermente per sentirne il rumore.
Solleva e appoggia, scruta e valuta, come un gioielliere con delle pietre preziose. Al termine dell’operazione fa un passo indietro, e punta il dito verso l’espositore.
“Ho deciso. È quello”
Il nonno, che fino a quel momento ha osservato il nipote con le mani intrecciate dietro la schiena e le gambe divaricate come una guardia, allunga un braccio per prendere l’uovo della Juventus. Sorride e annuisce, gonfio di orgoglio, come se si fosse celebrato un rito di iniziazione noto solo a loro. Afferra l’uovo bianconero e lo consegna tra le piccole mani del nipote.
“Ecco qui. Possiamo andare. Ah, mi raccomando: non diciamo niente alla nonna”
D’altronde si sa: i riti iniziatici sono cose da maschi.