“Toc toc! Permesso?”
“Nonna?”
“Nonna??”
“Evviva la nonnaa!!”
È entrata così, preannunciata da un laconico sms che recitava una sola ma determinante parola: “arrivo”. La nonna non auto munita si è presentata a casa nostra di buon mattino, recuperando un passaggio che la conducesse al capezzale della figlia malata e, soprattutto, dai nipoti in stato di abbandono. É arrivata sorridente ed energica, ha preso in mano la situazione e in capo a mezz’ora i tre sciagurati erano lavati, vestiti e chini sui compiti delle vacanze. Il fracasso si è fatto mormorio, le urla sussurri e le mazzate son rimaste mazzate, ché neanche la nonna fa miracoli. Il pranzo è stato servito, la cucina riassettata, i quaderni controllati.
Io a letto, a curare la febbre lasciando a qualcun altro la cura di tutto. Persa in un sonno profondo e senza sogni, un sonno da figlia più che da mamma. Un sonno che sa di fiducia e di infanzia, di tè caldo e coperte pulite. Affidare il timone a qualcun altro, delegare incombenze e responsabilità, liberare la mente da pensieri e parole può solo fare bene, ogni tanto. Certo, sarebbe meglio accadesse durante una vacanza ai tropici e non a letto coi calzettoni, ma accontentiamoci.