Vent’anni sono tanti o sono pochi?
Sono pochi per la mia giovane nipote e il suo ragazzo, che si affacciano ora alla vita, sono tanti se passati in prigione, sono incerti e fuggevoli se misurano un’assenza.
La tua assenza, papà, oggi compie vent’anni. Un’assenza che ho combattuto con ostinazione e cecità, fin quando, non so bene in che momento, si è fatta ricordo. E se il tempo è una distanza, di strada ne abbiamo fatta tanta, papà. Metà della mia vita adulta e’ ufficialmente trascorsa senza te.
Ho perso memoria della tua voce, del tuo odore e della stretta delle tue mani, così simili alle mie.
Ho nella memoria i tuoi occhi buoni, l’amore per i libri e per la montagna, i sorrisi e gli angoli bui. Ma la memoria, sai, è un dispositivo strano: seleziona, ripone, ordina, ammassa, archivia e nasconde, come quando l’armadio è pieno di cose e ti dimentichi di quel bellissimo vestito magenta, fin quando sposti una giacca pesante, scorgi un lembo colorato e indossi felice il tuo abito. Anche i ricordi sono bravi a nascondersi, ma basta un profumo, una parola o un luogo perché escano dal fondo dell’armadio e si facciano di nuovo indossare.
Tu papà sei nelle mie parole, quelle che uso per raccontarti ai miei bambini che non hanno potuto conoscere il nonno che saresti stato; sei nei gesti e nelle scelte che inconsapevolmente faccio, sei nei periodi in cui il mio pensiero va a te meno frequentemente, in quelle due sillabe uguali e vicine che non ho più potuto dire a nessuno. Sei in questa memoria fallace, che non riesce a conservarti completamente. Sei nelle foto e nelle lettere, ma soprattutto nel mio cuore. Ci sei nei miei occhi grandi e nei capelli ricci, che erano anche i tuoi, ci sei nella tua bellissima grafia, su una lettera che è forse il mio tesoro più prezioso.
La verità è che non ho fatto del tutto pace con la tua assenza, papà. Forse oggi sono più capace a maneggiare i ricordi, custodendoli come doni e sfogliandoli, come con un album di vecchie fotografie, quando sento che è il momento giusto. Solo ogni tanto, ormai, mi assale a tradimento l’istinto di chiamarti per raccontarti cosa mi è successo o quello che sto facendo. Oggi è uno di quei giorni. Qualcuno una volta mi ha detto che anche gli addii vanno celebrati e ricordati.
E allora auguri, papà, perché anche se ci ho messo tanto tempo adesso so dove sei. In tutto quello che di bello vedo, scrivo, faccio o incontro, c’è sempre una traccia di te.
E mi manchi.
Barbara
bello…
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