
Quando pensi che il peggio sia ormai arrivato e superato, il fondo del barile toccato e grattato, il tunnel abitato e arredato, arriva lei.
La bellissima/tonicissima/informissima maestra di Gag.
Arriva melliflua, con un sorriso suadente, mentre tu cerchi a fatica di allacciarti una scarpa, e ti consegna lo strumento di tortura della serata: l’elastico.
Appena lo abbiamo avuto in mano, la piccola ed io abbiamo pensato di farci la coda, usarlo come cerchietto, metterlo al polso come bracciale.
Mai, neanche nei sogni più sfrenati, avremmo immaginato di doverci fare entrare le gambe per svolgere una serie variegata di esercizi.
Da ieri sera la parola insaccato ha tutto un altro significato, ed oggi empatizzo in tutt’altro modo col salame campagnolo.
Al grido di “la volete la pancia piatta?”, al quale è seguito un coro di vigorosi “sì!” e due flebili “anche no, grazie”, si è conclusa la serata di allenamento.
Si dice che la prossima volta ci saranno le corde. Per impiccarsi, immagino.