
Il mito di oggi è una storia più dei giorni nostri, sempre però legata alle tradizioni delle Dolomiti.
I protagonisti della leggenda sono infatti un fidanzato brizzolato e barbuto e una fidanzata dai capelli rossi, non più giovanissima ma ancora in forma.
I due, racconta la leggenda, vivevano tra un rifugio e l’altro.
Di lui, si sa che era un gran camminatore e amante del gelato. Di lei, che indossasse scarponcini Quechua forse appartenuti alla figlia più piccola e preferisse le funivie alle salite.
La adrenalinica vita da rifugio regalava loro cene a base di polenta, generatore spento alle ventuno e nanna alle ventidue. I due si dilettavano quindi con numerose partite a scala quaranta.
L’uomo barbuto aveva un potere magico, a ogni mano trovava sempre tutti gli assi, gongolando tronfio per ogni vittoria. Cum magno culo, come dicevano i latini. Giocando a soldi, la fanciulla diventava sempre più povera. Quindi una notte la fanciulla, che ne era comunque innamorata, buttò le carte e rapì l’uomo barbuto, portandolo sulla vetta della montagna.
Per questo motivo, da allora, appena prima del calare della sera di possono ammirare riflessi rossi dei capelli di lei sullo sfondo argento della barba di lui.
Mai sfidare una rossa, dicono!
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