
Smessi i sudati panni della pedagogista, la vacanza mi regala il consueto e amato ruolo di divulgatrice scientifica.
È così, vengo a voi col racconto di un insolito ferragosto museale.
La mattina, quando ancora c’era freschetto -solo trenta gradi- abbiamo percorso vicoli, scale e anfratti del Castello di Firmiano, uno dei sei MMM, Messner Mountain Museum.
Tra storie di alpinismo e sale di meditazione tibetana, necessaria ancorché indispensabile per non imprecare durante la salita e la discesa tra i mille scalini disseminati qua e là.
Una location suggestiva, giusto appena permeata dal gigantesco ego dello scalatore. D’altronde se sali a mani nude tutte le cime degli ottomila, un po’ di onnipotenza è dovuta. Io mi sento wonder woman dopo dieci chilometri, per dire.
Nel pomeriggio abbiamo visitato la casa di Ötzi. Un museo dedicato al corpo di un uomo vissuto cinquemila anni fa, morto su una montagna che lo ha conservato nel ghiaccio fino agli anni novanta. A trovarlo dei turisti, a un passo dal confine austriaco. Per un pugno di metri Ötzi è nostro e non loro.
Era alto un metro e sessanta, capelli e occhi scuri, tatuato in varie parti del corpo. Il suo ultimo pasto è stato un panino con lo stambecco e forse per questo portava con se erbe medicali per la dissenteria.
È giallo sulla sua morte: pare sia stato ucciso ma il colpevole è ancora a piede libero.
Per oggi è tutto, buon ferragosto a tutti
Una storia particolare, grazie per la condivisione!
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