
Il primogenito dorme nel suo nuovo letto, con la metà mancante consegnata da tre corrieri accolti col gaudio riservato ai Magi a Betlemme.
All’improvviso un urlo squarcia il silenzio della notte “altolà! Chi va là!”.
Esclama lui, come uno sceriffo d’altri tempi, come Giovanna d’Arco che sente le voci.
Si riaddormenta dopo pochi istanti, mentre io resto a fissare il buio contando le ore che mancano alla sveglia e ai modi per farlo fuori senza andare in galera.
La mezzana si fa spedire pacchi indicando solo il suo nome, senza cognome né indirizzo -tanto mi conoscono, afferma la fanciulla- e così mi tocca andare al punto di consegna per ritirare un suo regalo.
La piccola trova, nel calendario dell’avvento, al posto del cioccolatino un buono per una carbonara domestica da consumare per cena. La sua esultanza ricorda quella di Caressa dei mondiali a Berlino.
Io ricevo un pacco che aspettavo, in dono dei meravigliosi porcini e bevo la tisana con un’amica e il caffè con un’altra.
Ce n’è abbastanza per arrivare a Natale.