
Non c’è come una riunione su zoom la sera dopo il lavoro, per minare le già fragili certezze genitoriali.
Per chi naviga a vista in questo mare turbolento della didattica a distanza, cercando di non soccombere a connessioni che appaiano e scompaiono che neanche il fantasma dell’Opera.
Per chi non si scoraggia ascoltando le interrogazioni zoppicanti dei propri figli e dalla cucina dove sei esiliata vorresti urlare “Epicuro!” la risposta giusta è “Epicuro!” durante l’ora di filosofia.
Per chi non si arrende a copiature, distrazioni e sciatteria e gira per casa aprendo porte a sorpresa mentre cerca anche di mantenere un lavoro e magari preparare il pranzo.
Per chi si porta addosso l’inadeguatezza come l’alone viola di una pubblicità progresso di tanti anni fa, il confronto con alcuni genitori è sfiancante e quasi sempre perdente.
“Ah, mia figlia la incateno come Vittorio Alfieri alla sedia”
“Io al mio metto gli spilli sotto agli occhi che neanche Dario Argento”
“A casa mia hai otto o non mangi, cari miei”
E poi ci sei tu, che tieni la webcam accesa per la riunione ma intanto mangi qualcosa di nascosto, come Fantozzi e il dottor Birkermaier con le polpette di Baviera.
Ma non sei avvezzo allo strumento e tutti ti vedono.
E capiscono da chi ha preso tuo figlio.