
Tromsø è un’isola, oltre che la città più grande della Norvegia settentrionale.
Un lungo e arcuato ponte la collega a una delle sue più famose attrazioni, la cattedrale Artica.
È un luogo di culto che contiene una pluralità di religioni, tenute insieme dalla luce colorata che filtra da una maestosa vetrata, a dimostrazione che il divino si rappresenta così, luminoso, qualunque sia il nome che decidiamo di dargli.
Bastano pochi minuti di bus, ma noi ovviamente abbiamo percorso il ponte andata e ritorno a piedi.
Il museo polare raconta una storia di stragi di foche e orsi polari, che oggi condanniamo senza pietà perché è più facile giudicare quando non tocca procacciarsi pranzo e cena in una terra ostile.
Di esplorazioni nei luoghi più impervi del pianeta, dove uomini fatti di un coraggio un po’ folle hanno rischiato -spesso perdendo- la vita in nome della curiosità della scoperta.
Il sole è caldo ma l’aria fredda ti ricorda che siamo a trecento cinquanta chilometri dal circolo polare artico.
E tra un selfie con la foca, un fish and chips da ricordare, mangiato al porto, la sirena di una grande nave in partenza per i fiordi, si completa la nostra prima giornata norvegese.
Domani ci si rimette in viaggio, alla scoperta di nuove terre come gli esploratori di una volta, anche se io non trovo la macchina nel parcheggio del centro commerciale, figuriamoci orientarmi tra ponti e fiordi.
Meno male che al mio fianco c’è l’uomo bussola, col quale perdersi è impossibile.