
Il pacco dei biscotti è sul tavolo, aperto, briciole tutto intorno fanno intuire che sia passato qualcuno che poi non lo ha chiuso, ah no non c’è pericolo che le gocciole diventino posse, sono finite.
Il bicchiere è sulla mensola, mezzo vuoto o mezzo pieno, bisognerebbe chiederlo a un ottimista o un pessimista.
A ben guardare ce n’è uno anche sulla scrivania, sembra coca cola ma chissà.
In bagno c’è il cartellino ma non il vestito, indossato da chissà chi per andare chissà dove.
Il barattolo della nutella sembra pieno, ma quando lo sollevi la sua leggerezza ti insospettisce e aprendolo scopri che qualcuno è riuscito a mangiarsela tutta un cucchiaio dopo l’altro, lasciando intatto il bordo.
Una sorte simile spesso tocca anche alla maionese.
La carta igienica è finita, ma te ne accorgi quando ormai è troppo tardi e il cambio del rotolo si conferma come lo sforzo più grande che si possa chiedere a un figlio. Si fanno i chilometri in bici, le ore a piedi per andare nel negozio preferito, ma si paralizzano dopo l’ultimo strappo.
In questa casa troppo spesso si scambia il vuoto per pieno o viceversa, o forse tutte e due, e urge un intervento che riequilibri questo sistema di vasi comunicanti, per ricondurli a un più efficace funzionamento.
In pedagogia altrimenti detto, quattro mazzate per uno.