
“Ding!”
“Ding”
“Ding”
“Mezzana, arrivano messaggi sul tuo cellulare, dove sei?”
“Ding!”
“Almeno togli la suoneria”
“Ding! Ding! Ding! Ding! Ding! Ding! Ding! Ding! Ding! Ding! Ding! Ding! Ding! Ding! Ding! Ding! Ding! Ding! Ding! Ding! Ding!”
“Vabbè ora basta, ma chi è che ti manda tutti questi messaggi. Fammi vedere”
“Flash!”
“Ma che succede? Perché è partita la fotocamera? Mi ha accecata!”
“È un’app, mamma. Serve per vedere chi mi spia il telefono. Tu lo prendi e lui zac! Ti fotografa con le mani nella marmellata”
“Io veramente le avevo nella farina”
“Dettagli. Sei spiona. Faccio bene a difendere la mia privacy”
La deliziosa e amorevole figlia di mezzo ha installato una applicazione che coglie in fallo chi prova a sbirciare sul suo telefono. Simula l’arrivo di millemila messaggi e poi immortala chi si accinge a leggerli.
A riprova un mio primo piano dal basso, con doppio mento e l’aria dubbiosa.
Meno male che non ha un diario segreto. Ci avrebbe messo una tagliola.