Le partite a scopa, che nemmeno gli anziani al bar, lunghe come quattro stagioni di stranger things.
La mezzana che ha scoperto le gioie del make-up e verso mezzogiorno si presenta a tavola in versione Moira Orfei.
La piccola che videochiama la sua nutrizionista tenendo in dentro la pancia finché è accesa la web cam.
Io che vedo le mie colleghe sullo schermo e ripenso a quanto era bello fare la tangenziale ovest in colonna per andare da loro.
Un caffè in cortile a distanza, con gli amici vicini coi quali pochi giorni fa si è fatto un flash mob sui balconi per cantare gli auguri di compleanno alla vicina più bionda.
Una camminata nel bosco dietro casa, in tre che sembriamo un assembramento ma siamo solo una famiglia.
Tanti messaggi che santo whatsapp, gli amici che da qualunque distanza sembrano sempre troppo lontani, lo studio di Platone col primogenito che mi fa sentire come se sedici anni ce li avessi io.
Il menù del giorno che diventa argomento di discussioni e dibattiti, come un meeting delle nazioni unite sulle risoluzioni di pace.
Il fidanzato che manca, la nonna in videochiamata che per sentirci meglio avvicina il telefono all’orecchio con la videocamera accesa.
Impariamo ogni giorno un po’ di più a vivere con le mancanze e convivere con le paure, a gioire perché c’era il lievito al supermercato, i pancake soffici e la video lezione meno noiosa del previsto.
Io non so cucire, ma stiamo prendendo misure nuove.