Sarà la fine delle vacanze, sarà che mancano cento giorni alla fine della scuola, sarà l’ormone impazzito, sarà quel che sarà questa vita è solo un’autostrada come diceva il buon Venditti, ma io sto seriamente pensando di abbandonarcela, in autostrada, la mezzana.
Negli ultimi tempi la dolce creatura che tanto mi somiglia si è trasformata in una estranea prepotente, indolente e emotivamente instabile.
Stare vicino a lei è piacevole come aprire una raccomandata di equitalia con la sabbia nelle mutande.
Rilassante come stare seduti sulla spiaggia sorseggiando un cocktail in attesa di uno tsunami.
Traghettata da quel maledetto Caronte dell’adolescenza, naviga in acque burrascose con la conseguenza di far venire a tutti il mal di mare.
La piccola sembra essere la più vessata dalle prepotenze della sorella, che pretende per sé il computer, il telecomando, il posto sul divano vicino alla mamma, l’ultimo boccone rimasto sul vassoio.
Una assolutamente casuale intercettazione telefonica ha lasciato trapelare le parole “diciottenne” “sabato sera” e “da lui non me lo aspettavo”, ragion per cui è stato serenamente deciso che non uscirà fino ai -suoi- diciotto anni e sabato sera vedrà un film a casa con mamma e sorella.
Lo so che lì dentro, sotto quei ricci ormai lisci che si piastra ogni mattina, dietro quel mascara che si dimentica stropicciando gli occhi, c’è sempre la tenera bimba che mi ha preso il cuore quattordici anni fa.
Devo solo cercarla.
Proverò su Instagram.