Game over

E così appendi al chiodo il fischietto, metti nel cassetto la divisa, maglia grigia e pantaloni neri.

Via anche la Bibbia delle regole, falli e passi che io anche dopo tutti questi anni mi ostino a non capire.

Via i sabati e le domeniche in palazzetti sconosciuti, dove entrare dalla porta sul retro rigorosamente in borghese, di corsa a cambiarsi in uno spogliatoio riservato.

Via l’ansia della mamma sugli spalti, sempre preoccupata che qualcuno ti dicesse una parola di troppo e pronta a saltare alla giugulare di fronte a genitori e nonni incapaci di guardare serenamente una partita di pallacanestro under tredici.

Via i referti che hai imparato a compilare e inviare alla fine di ogni incontro, alle serate di formazione in qualche posto sperduto della provincia.

Hai deciso che farai altre cose, ma non l’arbitro.

Un po’ mi dispiace, perché al netto delle parolacce e dei fischi sono convinta che questa esperienza ti abbia dato tanto.

Attenzione, spirito di osservazione, disciplina, impegno, fiducia in te stesso.

In ultimo, non per importanza, un gran coraggio.

Io, che sono grande, vaccinata e con un discreto bagaglio di esperienze non penso che ce l’avrei mai fatta, a scendere in campo con un fischietto in bocca.

Però mi è piaciuto guardare te.

E quando mi chiedevano per quale delle due squadre tifassi, rispondere “l’arbitro”.

Informazioni su BarbaraB.

Educatrice e mamma, preparatissima sulla teoria e un po' meno efficace nella pratica. Per tentativi ed errori vado avanti, con un carico di ironia come antidoto alle quotidiane fatiche educative.
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