La piccola in macchina, che ascolta i Queen e canta Don’t stop me now a squarciagola, mentre ci dirigiamo al saggio di ginnastica artistica e fuori infuria la bufera. Ha un paio di codini alti che la fanno somigliare a un cocker e la concentrazione dell’atleta prima della gara.
Una palestra gremita, delle parole dette a un microfono “sappiamo che c’è un’età di rischio, anche nello sport. Sappiamo che dai tredici ai quindici anni è più alta la probabilità che i ragazzi abbandonino, e noi facciamo il possibile perché ai nostri ragazzi non accada. Li abbiamo in mente, li vediamo, li ascoltiamo”
Il pensiero che se tutte le agenzie educative funzionassero come una palestra puzzolente questo mondo sarebbe migliore.
Il grande che studia matematica, perché al liceo va così, non è finita finché non è finita, e una verifica dell’ultimo minuto può ribaltare le sorti di un anno intero.
La mezzana si cura il piede malato, si interessa col suo modo un po’ raffazzonato di ecologia e ambiente, viene al cinema a vedere un film che dovrebbe essere per piccoli ma alla fine piace a tutti, forse perché un genio servirebbe, anche senza lampada.
Io vado a votare con la mia vicina amica, compro libri che non avrò il tempo di leggere, provo a immaginare questa estate che sarà, come sempre, un colorito via vai.
Vado a strofinare il vaso dell’Ikea, chissà mai ne esca qualcosa.