La piccola, si sa, è creatura dinamica e mutevole, vuoi per età, vuoi per indole e inclinazione.
Attenta osservatrice delle dinamiche relazionali intorno a lei -in poche parole spiona, proprio come sua madre- è attenta ai dettagli e alle virgole, che sposta a suo piacimento e quando più le fa comodo.
In questo periodo i suoi leggendari malumori sono rivolti a tre macro categorie: la sorella maggiore, le prove Invalsi, la gita scolastica.
L’ignara sorella è rea non confessa di abbandono e trascuratezza. Secondo la piccola non passa abbastanza tempo con lei, non l’abbraccia a sufficienza e soprattutto sta sempre al cellulare in video chat con le sue amiche e compagne. La piccola, come un marito geloso, reclama a gran voce la sua dose di attenzioni fraterne.
Le prove Invalsi, in modo particolare quelle di matematica, stanno ammorbando le nostre giornate.
La critica spietata parte dalla classe, passando per i dirigenti, per arrivare al Ministero della pubblica Istruzione è più in generale al globo terraqueo.
Perché la piccola è così, va per gradi ma non risparmia nessuno.
L’attesa per la gita scolastica, consueto momento di gaudio e tripudio che quest’anno prevede tre giorni lontano da casa, è funestata dalle indicazioni scritte sul vademecum che le maestre ci hanno fornito.
Dopo le indicazioni sul numero di mutande necessarie per affrontare al meglio la capitale, viene specificato di “non dare cibo aggiunto, poiché sarebbe relegato a ‘banchetti notturni’ non controllabili”.
La fanciulla non ha fatto mistero della sua indignazione: che ci vai a fare in gita se di notte non puoi raccontarti storie dell’orrore sfondandoti di Pringels e barrette di Mars.
E, diciamolo solo fra noi, su questo ha assolutamente ragione.