Lei ha gli occhi tra il verde e l’azzurro, come il mare che circonda l’isola in cui è nata e della quale sente la mancanza.
È minuta ed esile, un concentrato di energia inaspettata a un primo sguardo.
E non è l’unica cosa che ti sorprende, quando la conosci.
È il contrasto, forte come la sua terra, tra dolcezza e asperità, silenzi e grida, comprensione e intolleranza.
Per trent’anni ha lavorato con i ragazzi, sempre diversi, sempre difficili.
È andata ben oltre il suo ruolo, confortandoli con la bontà della sua cucina e la tenerezza delle sue parole, li ha ripresi e sgridati come fossero tutti un po’ figli suoi.
Con gli adulti ha fatto lo stesso, e forse per questo ha raccolto stima, rispetto e amicizia.
Oggi ha cucinato ufficialmente per l’ultima volta, perché la pensione a quanto pare esiste e non è solo una leggenda metropolitana.
Ieri si è commossa, e ce n’è voluto, davanti ai colleghi e a un tavolo di cose buone da mangiare, forse per la prima volta ha faticato a trovare le parole.
Sappiamo che tornerà presto per portarci il pane e le lasagne che sa fare così bene, per sgridarci e sorriderci, come ha sempre fatto.
È bello lavorare se si incontrano persone come te, Rina.
Tutta vita, adesso.