Dopo due ore di divisioni a due cifre con due ragazzine di quinta elementare, seguendo il metodo che ha insegnato la maestra, semplice e immediato come la stele di Rosetta.
Dopo un’impegnativa seduta on line per iscrivere la piccola alle scuole medie, che mi ha messo in difficoltà fin dai primi passaggi, quando alla voce “sesso” si è aperta una finestra con quattro voci, maschio, femmina, preferisco non rispondere, personalizza.
Dopo una telefonata alle sei del mattino col fidanzato dall’altra parte del mondo, che va a dormire mentre faccio colazione e si alza quando io metto il pigiama.
Dopo il tentativo -insano e vano- di mettere a posto cinque anni di documenti, plagiata dalla serie Netflix sul magico potere del riordino.
Dopo che metà schermo del cellulare ha smesso di funzionare e me ne sono accorta quando ormai avevo inviato il messaggio “tanti culi anche a te e famiglia” per rispondere a un augurio tardivo.
Dopo che l’anelito di shopping da saldi si è infranto contro le bollette di acqua, luce e gas, arrivate insieme come i re Magi.
Dopo i lamenti perpetui e incessanti del primogenito, che si lagna con la costanza della goccia che scava la roccia.
Dopo tutto questo e altro ancora, mi meriterei di bere qualcosa, se solo non fossi astemia.
Mi mangerò il cioccolato che la Befana ha portato alla piccola, è l’unica.