Il primogenito che sua sponte si mette a sistemare la stanza, accadimento che per la teoria degli eventi rari di Poisson è secondo solo alla bioluminescenza negli oceani o la marea rossa in Malesia.
La mezzana che manipola con sostanze ignote uno slime portato da Londra creando una nuova colla miracolosa che a confronto la millechiodi si sciacqua con un po’ d’acqua.
La piccola che infila le mani nel suddetto slime e ne rimane pietrificata come solo Giucas Casella nel celebre numero delle mani giunte e incollate.
Io che passo l’intero pomeriggio a cercare un rimedio in grado di togliere la strana sostanza dalle mani dell’ultimogenita, già rassegnata a non finire i compiti delle vacanze.
La cena alla sagra settembrina con annessa pesca di beneficienza, che ci regala un vaso, metà anfora greca e metà brocca, dal decoro floreale che strizza l’occhio alle ceramiche ming del quinto secolo, vinta dalla mezzana che per punizione se lo vedrà recapitare come regalo di compleanno.
Il rientro al lavoro che agita l’ansia e la pancia finché non arrivi e riprendi a pedalare come se non avessi smesso mai, e le vacanze sembrano un ricordo lontano quando invece sono in un posto vicino dentro di te.
Le liste di cose da fare, da pagare, da disdire o cominciare, i pacchi in posta da ritirare, i capelli da sistemare, le decisioni da prendere, gli abbracci da dare.
È settembre, siamo a casa.