Il mio tempo non è mio.
Al lavoro è il tempo degli orari, dei turni, di appuntamenti e scadenze, di bisogni e incombenze.
A casa è il tempo degli accompagnamenti, lo sport, la spesa, il pranzo con la cena, il dentista, le lunghe liste di cose da fare appiccicate al frigo come i magneti della vacanza, che non ti ricordano una spiaggia ma una bolletta da pagare, il latte da prendere, un messaggio da scrivere.
Il tempo libero è un ossimoro, per la maggior parte dell’anno.
E poi c’è un tempo sospeso e luminoso, fuggevole e incerto, disteso e immobile, un tempo che è una madre dolcissima, che ti racconta di scoperte e possibilità.
È il tempo del viaggio, che sa di attesa e l’attesa ha il sapore del vento e il vento profuma di libertà.
E se per il Bianconiglio di Alice il per sempre può durare un attimo, per Cenerentola si concentra in una notte, per me comincia ora, in questa terra di ghiaccio e fuoco, di tante pecore e poche persone, di cascate roboanti e pianure immerse nel silenzio.
Non tutti gli spostarsi sono dei viaggiare.
L’Islanda sì.