L’insostenibile gentilezza dell’essere
La vicina-amica che corre in tuo soccorso, mentre imprechi contro il Dio dei copri divani, che infili da una parte e esce dall’altra. E dire che su Amazon sembrava così facile, mentre lei riesce con pochi gesti e un sorriso a sistemarlo.
Il “vada pure signora, non fa niente” detto dal finanziere che ti ha trovato senza documenti ma miracolosamente ti crede quando dici che abiti proprio lì dietro e stavi andando a prendere tua figlia a scuola e sei anche terribilmente in ritardo.
La signora alla cassa che ti lascia passare perché “cara, vai che hai meno cose di me” ma è solo apparenza, perché le sue poche cose sono appoggiate ordinatamente nel carrello mentre le tue sono in precario equilibrio tra i denti e le braccia.
Il tè posato sul tavolo dal primogenito, che pare non volesse nulla in cambio quando ha detto “tieni mother, mi sembravi stanca”
Tre persone che ti salutano in momenti diversi e tu non sai chi siano ma loro evidentemente sì, e allora ti prendi quei sorrisi e ricambi.
Delle parole inaspettate, arrivate con lo squillo di un messaggio, a scaldare una giornata fredda, dentro e fuori.
Il meccanico che sta per chiudere ma “mica ti posso far andare in giro così, porta dentro ‘sta macchina che diamo un occhio a quella gomma, va” e nel tempo di un caffè della macchinetta ripara il riparabile.
La gentilezza è terapeutica, va praticata con costanza, senza misura né parsimonia.