Lunedì, mattina
“Non capisco, ero certo di averlo lasciato qui. Nel davanti della giacca. O nella tasca dei pantaloni. O sulla scrivania. Magari è caduto in macchina. Forse me l’hanno rubato. Vuoi vedere che è rimasto sul tavolino al bar? E se fosse in lavatrice? Giuro, non ho proprio idea, però non c’entro. L’abbonamento del pullman con la tessera è scomparso, è un mistero assoluto mother”
“Premetto che non è stata colpa mia perché non l’ho fatto apposta. In fondo sono cose che possono capitare, giusto? Alzi la mano chi non l’ha mai fatto! E comunque ti spiego. Eravamo ad Alassio per il torneo di pallavolo, ricordi? Bene. Io e la mia amica G stavamo giocando col cellulare, no non il nostro ma quello di S. E insomma, gioco io, no tocca a me e zac! Caduto. Sì, ma si è solo rotto il vetro. È che glielo avevano appena regalato. Come? Sì, certo che dobbiamo ripararglielo. Sono settanta euro, li paghiamo un po’ per uno però, mamma”
“Mami, ho bisogno dei colori nuovi. Sì, me lo ricordo che li abbiamo appena comprati. E anche della penna cancellabile blu. E nera. Fai anche rossa, va. E i refil, mi raccomando. La colla, la matita hb e la gomma quella che cancella le penne. No che non li ho persi, ovvio. Li ho prestati. Sono i compagni ad averli persi, o forse se li sono tenuti. Che poi tu mi dici sempre di essere gentile e prestare, giusto? Mammina? Perché fai quella faccia arrabbiata? Fratelli!!”
Mi ci vedo già, al telegiornale, dopo i delitti.
Diranno che sembravo tanto una brava persona, che ero sorridente e salutavo sempre.