Camminando accanto a un grande fiume, avvolti nella nebbia, nel silenzio che accompagna lo scorrere impetuoso dell’acqua.
Alzando gli occhi al cielo per ammirarle, slanciate e eleganti, sinuose e leggendarie. Loro, le cicogne, che rientrano in volo sopra le nostre teste negli alti nidi del bosco.
Giocando a palla in un giardino colorato di autunno, con le maniche corte anche se è ottobre, e poi riposare bevendo un tè coi biscotti quando c’è meno luce.
Lamentando ingiustizie perché nel fine settimana di un adolescente è di precetto la pallacanestro, non le scampagnate.
Cenando a una ricca tavolata, di persone e cibo, di grandi e piccoli, di amici e amori.
Plaudendo un primogenito prestigiatore, che incanta le folle con un mazzo di carte e le sue mani.
Dormendo in una casa gialla con il nulla intorno, se non volpi, cinghiali e silenzio.
Sperando che la piccola non cada dall’altissimo piano sopra del letto a castello, lei che pure nel sonno ha qualcosa da dire e da fare.
Svegliandosi in un mattino grigio, al battere del becco di questi bellissimi volatili.
“Mother, ma con tutte ‘ste cicogne, starai mica cercando di dirci qualcosa??”
Passando così, insieme, un lungo fine settimana di ottobre.